Danise è nato a Napoli, a pochi passi dalla stazione Centrale. In un rione, le Case Nuove, che è stato il regno di clan feroci. È cresciuto nei vicoli dove tuttora vive e da ragazzino si è trovato, come tanti in quella zona, davanti a un bivio: entrare nel “sistema” (come è chiamata la camorra a Napoli) o salvarsi. La sua salvezza è stato un pianoforte scoperto a 6 anni.
Studiava la musica e intanto faceva il cameriere dove capitava. Un giorno, neppure 15enne, stava lavorando in un circolo nautico quando qualcuno gli ha chiesto di lasciare il vassoio e mettersi al piano per intrattenere gli ospiti. Tra loro c’era anche Roberto De Simone, il grande compositore e fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Il Maestro capisce che Danise ha talento e lo indirizza verso Miriam Longo, l’insegnante che segnerà per sempre la sua vita.
Da quel momento non lascia più la musica, si diploma al Conservatorio di Napoli e in breve suona in giro per l’Europa con alcuni dei jazzisti italiani più importanti.
Amplia i suoi interessi musicali prendendo parte a importanti seminari, studia con Danilo Perez, John Taylor, Eddie Gomez, Rufus Reid, Don Friedman, Aaron Goldberg, solo per citarne alcuni.
Ma da bravo scugnizzo non dimentica la strada, così crea il progetto “Danise on the road”: porta il pianoforte nelle piazze di Napoli e suona il jazz tra la gente comune. È un successo enorme.
È in questo modo che si guadagna il titolo di “scugnizzo del jazz”.
Arrivano i premi: nel 2006 il concorso “Chicco Bettinardi Nuovi talenti del jazz italiano” durante il quale, oltre ad aggiudicarsi il primo premio della giuria, conquista anche il premio del pubblico. Poi è il turno del “Waltex Jazz Competition”, che nel 2009 gli permette di pubblicare il primo disco “Immaginando un trio”.
Seguendo il binario “on the road” arriva in Brasile, dove nel 2016 suona in diverse città e dove tornerà a marzo 2017 per presentare il nuovo disco “Saravà”.
Danise è irrequieto, non riesce a stare fermo, e così lancia la campagna #occupypiano: suonare ovunque ci sia un pianoforte libero (in stazione, in un locale, per strada…) e anche dove non si può, per esempio con un iPad allo stadio o con un cellulare in aereo. Dappertutto, compreso nei vicoli di casa sua dove continuano a sparare.