Daniele Sepe nasce a Napoli il 17 Aprile del 1960. A soli sedici anni, nel 1976 partecipa allo storico disco “Tammurriata dell’Alfasud” degli E Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d’Arco.
Si diploma in flauto al Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli. Dopo alcuni anni di esperienza prima come flautista classico, poi come sassofonista turnista, nel 1990 realizza il suo primo album autoprodotto: Malamusica. Nel 1993 collabora con la band napoletana 99 Posse per l’album “Curre curre guagliò” venendo citato nella canzone “Ripetutamente”.
I suoi album incontrano subito il parere favorevole della critica, ma è soltanto col quarto, Vite Perdite (1993), realizzato dalla Polosud e distribuito in tutto il mondo dall’etichetta tedesca Piranha, che le vendite decollano.
Nel 1996 pubblica Viaggi fuori dai paraggi, la sua prima antologia, con la quale ha inizio una collaborazione con Il Manifesto, che dura sino al 2007.
Nel 1998 l’album “Lavorare Stanca” gli frutta la Targa Tenco come migliore album in dialetto.
Nello stesso anno diventa maestro concertatore alla prima edizione del festival “La Notte della Taranta” a Melpignano
Nel 1999 partecipa al progetto “La notte del Dio che balla” con – tra gli altri – Teresa De Sio e Vinicio Capossela.
A distanza di più vent’anni da “Vite Perdite”, l’album che fotografò la Napoli musicale dell’inizio degli anni novanta e che ebbe un enorme risonanza, tanto da essere stampato in tutto il mondo da Piranha, un etichetta berlinese che in quegli anni pre Real World era la punta di diamante della World Music, Daniele Sepe prova a scattare una nuova istantanea su Napoli, una città che come un araba fenice non smette mai di sorprendere.
Il 7 luglio del 2015 un gruppo di cassintegrati Fiat di Pomigliano gli chiese di organizzare un concerto per sostenere la loro lotta e la loro cassa di resistenza. Fu scelta piazza Dante a Napoli come location e in meno di 20 giorni Daniele Sepe mise insieme più di otto ore di concerto, coinvolgendo decine e decine di band della città. Molte erano a lui sconosciute. Da allora il sodalizio tra chi partecipò a quella bella avventura non si è più sciolto, continuando a suonare, mangiare, bere e girovagare insieme. È sembrato loro normale fissare su nastro quello che è avvenuto in questi mesi.
All’album partecipano davvero in tanti, più o meno un’ottantina tra cui i Foja, La Maschera, ‘O Rom, Tartaglia & Aneuro, Aldolà Chivalà, Mario Insenga & Hadacol Special, La Contrabbanda di Luciano Russo, Gnut, Maurizio Capone, Alessio Sollo, Nelson, Sara Sossia Squeglia, Flo, Auli Kokko, Piermacchiè e Gino Fastidio.
Nasce “Capitan Capitone e i fratelli della costa”, autofinanziato grazie ad un crowdfunding su Musicraiser.